Il lunedì e gli uccellacci del malaugurio

Se c’è una cosa che non sopporto in natura sono gli insetti. Riconosco che fanno parte del grande cerchio della vita ma non sono rare le occasioni in cui mi domando di quale utilità possano mai essere quelli come la zanzara che mi sta ronzando intorno adesso. Pare proprio che oggi sia più sveglia di me, non mi lascerà in pace fino a quando non avrà succhiato l’ultima goccia del mio sangue.

Non sarà un grande articolo questo perché sono stanco mentalmente, fisicamente e moralmente. Ed è un tipo di stanchezza che non è riconducibile solo ed esclusivamente alla mia insonnia.

Stavo riflettendo sulle zanzare. Ci danno fastidio perché si nutrono del nostro sangue? Perché ci ronzano nelle orecchie? O Perché quando hanno finito ci lasciano con un senso di prurito? Molto probabilmente è una combinazione delle tre cose e forse anche altro che per il momento non mi viene in mente.

Siamo diversi e molto più nobili noi esseri umani che ci serviamo di tutto ciò che ci circonda, compresi i nostri simili. Se a volte la vita fosse così semplice come una piccola puntura di zanzara, il prurito spesso sparirebbe da solo. E poi non ho mai avuto notizia di zanzare che si servono di altre zanzare.


Come è facile stare  in disparte e presumere di sapere quando non si è vissuta una determinata condizione. Com’è facile condannare senza pietà la piccola zanzara comune senza sapere che cosa vuol dire avere un ciclo vitale di soli sette giorni.

La domenica ho l’abitudine di andare a comprare il gelato dopo essere andato a messa. Di fronte alla gelateria, c’è una fila allucinante, solo per acquistare un gelato ci vuole circa un’oretta di attesa se va bene. Poiché non mi piace aspettare, scelgo molte volte di andare in un’altra gelateria meno famosa dove non c’è molta gente e dove il gelato è accettabile. Non questa domenica. Per la seconda domenica di fila la serranda è abbassata.

Al di la del discorso scontato che è colpa della pandemia, mi vengono in mente alcune domande. Perché in una gelateria c’è così tanta gente da non poter entrare ed in un’altra c’è meno gente tanto da risultare condannata a chiudere in caso di problemi di qualsiasi tipo?

La risposta a questa domanda è dentro ognuno di noi, cercatela e non vi piacerà. Se avessi voluto fare il filosofo, probabilmente avrei scritto che se fossimo stati zanzare, probabilmente ci saremmo distribuiti in modo uniforme senza ammassarci. Invece no, non potrei mai comparare le zanzare con gli esseri umani anche se è una cosa risaputa che anche le zanzare hanno le loro preferenze.

Ci sono individui che non vengono punti ed altri che vengono praticamente martoriati. Questo mi fa pensare che la predisposizione alla parzialità sia una naturale conseguenza dell’istinto. Che dite amici? Potrebbe essere ragionevole presumere che la parzialità nelle scelte potrebbe essere qualche volta guidata dall’istinto?

Quante volte ho scelto un locale per l’affluenza di altre persone, irretite da un prezzo molto contenuto? Quante volte mi sono domandato se il prezzo sia dovuto ad una gestione più efficiente oppure ad una qualità inferiore? Quante volte non ho usato il cervello? Quante volte ho pensato di andare in un negozio a comprare qualcosa proprio perché sta passando un brutto periodo, per aiutarli?

Non sarebbe più intelligente sparpagliarsi in più gelaterie invece di fare la fila al freddo in un momento come questo? Perché questo non viene fatto?

Non credo che io sia mai stato capace di darmi una spiegazione attendibile in merito a questa faccenda. Posso solo ipotizzare che sia per una predisposizione naturale alla gregarietà. L’alternativa sarebbe agghiacciante. Qualche mal pensante potrebbe ipotizzare che le persone “scelgono” di sacrificare una determinata attività commerciale come “punizione” per i prezzi superiori o per qualcos’altro.

Volendo fare un esempio, ammesso che tutta la concorrenza chiuda, diventando l’unica gelateria, chi li spingerà poi a fare prezzi accettabili, a fornire un servizio adeguato ed a migliorare sempre? Privi di concorrenza, potrebbero fare quello che vogliono abbassando ulteriormente la qualità ed aumentando i prezzi. Inoltre, con la nostra preferenza, avremo condannato una o più famiglie alla fame, quelli delle altre gelaterie. E se fossimo stati noi al posto loro?

Non fraintendete le mie parole, è ovvio che una persona scelga ciò che crede gli convenga in quel momento. Anche nei rapporti interpersonali. Chi di noi non è mai stato abbandonato, magari nel momento del bisogno, perché in quel momento la persona su cui contavamo, anche solo moralmente, ha preferito fosse più comodo chiudere gli occhi per dedicarsi a qualcosa di diverso?

Non sono sicuro che impareremo mai ad evitare di prendere in giro noi stessi e gli altri. Quante volte abbiamo proiettato sugli altri la nostra natura? Quante volte abbiamo inventato scuse offendendo l’intelligenza dell’altra persona nel ridicolo tentativo di passare dal torto alla ragione?

Siamo davvero sicuri però che questo tipo di atteggiamento alla lunga possa essere la cosa migliore da fare? Molti definiscono come karma quegli accadimenti che giudicano siano la giusta “punizione” per chi ha avuto un determinato atteggiamento che non ci è piaciuto. Ma io non credo nel Karma e ritengo che si possa proseguire e progredire solo attraverso il proprio lavoro, il cuore e la mente.


Osservo le persone scrutare dall’esterno ogni minimo centimetro della mia attività commerciale. Con gli occhi rapaci attraverso la vetrina trasparente riflettono sul destino della mia attività. Curiosamente flettono il capo osservando ogni minimo cenno rivolto a qualche cliente che in quel momento è dentro. A costo di sembrare malpensante, mi sento come se si aspettassero che io chiuda da un momento all’altro.

Il classico uccello del malaugurio o l’avvoltoio che sorvola una carcassa nel deserto. Ma noi non siamo una carcassa, non ancora. Possiamo scegliere di usare il cervello mettendo da parte cose come l’istinto, l’autoindulgenza e la cupidigia. Siamo ancora in tempo per scegliere o almeno, è quello che penso io.

Si è fatto tardi, forse sarà il caso di tornare a casa, mi sono dimenticato di pagare le bollette, lo farò domani, c’è tempo. Forse.


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