Libano, paese già martoriato, oggi vittima di una tragedia

Martedì pomeriggio 4 agosto 2020, Beirut la capitale del Libano, sarebbe stata travolta da due fortissime esplosioni nella zona del porto. Tantissimi  morti e feriti di cui ancora  non si conosce il numero preciso in quanto ci sarebbero  oltre 100 dispersi. I numeri parlerebbero di almeno 100 morti e 4000 feriti. I danni sarebbero ingenti, si parlerebbe di  300.000 persone rimaste senza casa, 3 ospedali semi distrutti e  lo scoppio  avrebbe  causato danni a circa metà del territorio cittadino, si stima per oltre 3 miliardi di dollari.

Non  sarebbe  ancora chiara la dinamica della tragedia e se si sia trattato di un drammatico incidente o di un attentato. La cosa certa è che sarebbe esploso un deposito nel porto di Beirut dove erano immagazzinati circa 2750 tonnellate di nitrato di ammonio, che furono sequestrate diversi anni fà da una nave.  Questo l’ha confermato il Presidente Michel Aonun, citato dalla Bbc online dopo una riunione di emergenza  del Supremo consiglio della Difesa nel palazzo presidenziale di Baadba e dove lo stesso Presidente su un Tweet ha scritto che è  inaccettabile che 2750 tonnellate di nitrato di ammonio fossero immagazzinate in condizioni non sicure.   Il capo delle forze di sicurezza nazionali, il generale Abbas Ibrahim, avrebbe  affermato che alle origine del disastro sarebbe un incendio sviluppatosi in un deposito usato per custodire materiali  altamente infiammabili sequestrati in passato. Comunque non sarebbe ancora chiara la dinamica dei fatti, ma ci sarebbero diverse coincidenze che lascerebbero spazio a dubbi ed interrogativi al momento senza risposta. Nei vari video che girano su internet si vedono chiaramente le due potenti esplosioni. La prima più piccola che provoca un incendio, la seconda a pochi secondi di distanza dalla prima, è stata talmente forte da evocare lo spettro di un’esplosione nucleare. Ora una nube gigantesca sovrasta la città ed i suoi abitanti sono stati pregati di lasciare il centro urbano prima possibile vista la tossicità di questa nuvola a forma di  fungo. Le scene che si possono vedere adesso in quella città sono apocalittiche.  Nessun edificio è rimasto con i vetri intatti. Sull’autostrada costiera che và verso nord  per un lungo tratto si vedono auto semidistrutte mentre la carreggiata è coperta di detriti. Vicino al porto le strade sono coperte di vetro, di alberi, di macchine distrutte e pozzanghere di sangue. Sangue delle persone investite dalla pioggia di vetri che è seguita all’esplosione e che è stata la causa maggiore dei ferimenti, anche per chi  non si trovava nelle immediate vicinanze del porto.

Questa ennesima tragedia, arriverebbe in un momento molto delicato della  storia del Libano. La crisi finanziaria che non sarebbe  mai stata vissuta prima, nemmeno durante la guerra civile, dove in pochi anni si è passati dal benessere alla miseria,  e la crisi si sarebbe accentuata durante la pandemia da coronavirus. Il valore del denaro che  sarebbe  sceso talmente tanto che la maggior parte della sua popolazione avrebbe problemi ad arrivare a fine mese e addirittura a comprarsi da mangiare. Le scorte di grano che si trovavano nel porto, dove arriverebbe il grano russo che copre il fabbisogno dell’intero paese, sarebbero  andate  quasi completamente distrutte.  Tutto avrebbe  avuto inizio dalle prime manifestazioni popolari del 17 ottobre dell’anno scorso, quando i libanesi, arrivati al limite della sopportazione, sono scesi in piazza, uniti contro la corruzione dei politici che per oltre tre decenni hanno letteralmente svaligiato l’intero Paese e diviso fra di loro i debiti esteri accumulati, rendendo il Libano il terzo Paese più indebitato al mondo. In più, il Libano ha le peggiori infrastrutture, i peggiori servizi, la carenza totale di assistenza pubblica nella sanità, nelle scuole, nelle pensioni. Ci sarebbe veramente da chiedersi come farà il Libano a rialzarsi dopo  questa tragedia e con la gravissima crisi che già stava vivendo.


Aggiornamento del 7 Agosto 2020

Ancora un bilancio provvisorio delle vittime perchè si scava ancora sotto le macerie dell’esplosione di martedì  pomeriggio. Ad oggi il numero aggiornato sarebbe di 137 vittime e oltre 5000 feriti.  Intanto nella notte di giovedì a Beirut sarebbe scoppiata una violenta protesta antigovernativa nella zona del Parlamento. La polizia avrebbe lanciato gas lacrimogeni per disperdere la folla che sarebbe scesa in strada per denunciare il malgoverno in seguito all’esplosione  sul porto. Sulle cause dell’esplosione regna ancora una grande incertezza. Molte le voci che girerebbero. Alcune incolperebbero Israele che avrebbe sganciato una bomba per colpire Hezbollah, altre colpa  di alcuni saldatori sbadati,  oppure come è stato riportato in un primo momento, l’incendio di una fabbrica di fuochi di artificio.


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